Esplorando l'Io

  1. #7 Anestetizzare le emozioni e schivare la vita

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    E' sempre più frequente che io passi le feste da solo: preludio della vita che sarà e che avrò.
    Per alcune feste (natale, pasqua...) passo il tempo dalla mia famiglia originaria, attenuando così la solitudine. Altre volte (compleanno, celebrazioni personali) sono sempre ed esclusivamente da solo.
    Come è cominciato tutto? E' una conseguenza della mia asocialità.

    Anestetizzare le emozioni, anestetizzare la vita
    Ormai da circa 10 anni sono abituato a anestetizzare tutto ciò che sento, in modo artificiale.
    Dico sempre a me stesso che accetterò la realtà quotidiana evitando di alterare le mie sensazioni, ma poi noto che nella mia realtà quotidiana non c'è nulla, solo lavoro, ecco perché diventa per me fondamentale.
    Anestetizzare artificialmente la vita serve a rendere questa consapevolezza meno pressante, a vivere la stessa scrollando le spalle.
    A volte, in periodi più o meno lunghi, mi sono liberato da questi vizi. E' ciò che farò di nuovo da domani, anche perché si torna alla vita ordinaria e fortunatamente, non ho più la possibilità di alterare le sensazioni.

    Anestesia e asocialità
    Schivare la vita anestetizzandomi si è legato inestricabilmente alla mia natura asociale, aggravandola, dandole una sorta di supporto morale. L'anestesia delle emozioni, infatti, proprio perché artificiale, allontana la visione d'insieme dai pensieri. Rende meno pressante l'assenza di socialità, anzi, la naturalizza fino a che ci si inganna di poter fare a meno di tutti.
    Al risveglio dall'illusione, nel mio caso, è stato troppo tardi per aggiustare le cose. Intorno a me il deserto, amplificato da tutte le mie scelte: spostarsi di città in città, inventare bugie e scuse per non uscire, utilizzo delle chat come sostitutivo sociale.

    La chiusura della chat
    Fino al 2023 ho utilizzato un sito web che permetteva di chattare con sconosciuti in forma anonima. Generalmente le conversazioni avevano puro scopo di scambio, spesso scambio di conoscenze, e condivisione di informazione e storie su interessi comuni. Insomma, si trattava per me principalmente di uno spazio in cui mi riappacificavo con la società, con il mondo, senza pretendere di sapere chi ne fosse il rappresentante in quel momento. La persona dalla parte opposta era semplicemente un altro io, a volte interessante, a volte meno.
    Nel 2023, il sito chiuse, come estrema ratio per contrastare il cattivo uso fattone da taluni individui.
    Ho subito questa chiusura come un'ingiustizia: per me la chat era un essenziale scambio, direi un vitale scambio con l'altro, l'unico ricco di contenuti oltre a quello professionale. Le persone amano utilizzare i s...

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    Last Post by AnonimoBianco il 1 April 2024
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  2. #5 La discesa nell'asocialità

    Quest'oggi mi sono recato a fare qualche acquisto per il mio guardaroba. Anche un asociale deve adempiere a questa incombenza.
    Da perfetto asociale, non avendo nessuno che mi accompagnasse, sono venute con me mia madre e mia zia.
    Sulla macchina mi sono beccato una ramanzina da parte di mia madre, se così si può definire un'osservazione di rimprovero fatta a un trentenne indipendente. Sostiene che io, rispetto a mio fratello, sono un <<cane solo>> che non ha mai fatto nulla per avere dei rapporti sociali solidi, ma soltanto inventato talmente tante scuse da allontanare chiunque. Ehi, ha ragione, certo, ma evidentemente non si rende conto che l'asocialità richiede parecchia organizzazione, è come un secondo lavoro a tempo pieno, h 24.

    Solitudine durante la scuola media
    Insomma, se qualcuno è arrivato a leggere qualche frammento di questi ricordi confusi, non si stupirà di certo sapendo che durante le scuole medie ero totalmente privo di contatti, io stesso li schivavo.
    Avendo fatto esperienza del bullismo, preferivo tenermi ben lontano da chiunque, con l'unico obiettivo di evitare guai.
    Sarebbe stato meglio reagire subito, prima che il ruolo di vittima sfigata mi si cucisse addosso come un vestito realizzato dal miglior sarto. Piangevo molto, venivo costantemente minacciato. A quei tempi, quasi tutte le mattine prima di entrare a scuola, portavo con me della cioccolata che distribuivo in classe. Lo vedevo come un trucco per frenare la volontà di violenza dei miei nemici. A volte funzionava, ma non è che mi abbia risparmiato molti traumi fisici e psicologici. Bastava che l'insegnante si assentasse per breve tempo, che io mi ritrovavo a prendere pugni o schiaffi. Ero talmente abituato che nemmeno li sentivo più, al punto che davvero, con il senno di poi, avrei dovuto ribellarmi subito.
    Una sola volta, durante le scuole medie, andai ad un camposcuola con gli altri. Fu terribile: senza alcun motivo, e davanti a studenti anche di altre classi, ricevetti anche lì la mia dose di umiliazioni quotidiane che mi servirono a pensar bene nelle volte successive. E così non partecipai più ad alcun camposcuola, nessuna gita. Fui io a ritrarmi da tutto.

    L'ultimo festeggiamento
    L'ultima volta che festeggiai qualcosa, avevo circa 12 o 13 anni. Era un compleanno, durante le scuole medie, nel quale invitai una decina di persone, tra cui il capo dei miei bulli. Era pura diplomazia, una strategia finalizzata a dimostrare amicizia per evitare problemi futuri.
    La festa fu abbastanza un disastro, quei dieci scalmanati, incapaci anche di rimanere seduti educatamente, non solo si fecero notare, ma successivamente vollero andare a...

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    Last Post by AnonimoBianco il 30 Mar. 2024
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